Nonostante abbia amato L’ombra dello scorpione, nonostante scriva bene e in modo scorrevole, nonostante secondo la terza di copertina sia ‘un romanzo che consacra l’autore come uno dei grandi narratori contemporanei’, io ho mollato Mucchio d’ossa a un terzo della lettura. Perché?
Perché il protagonista è uno scrittore di successo, ma il romanzo non è una riflessione sul processo creativo. Questo continuava a sbalzarmi fuori dalla storia e alla fine mi ha molto irritato. Se leggo un libro del genere è per evadere, no? O forse non era il momento giusto per questo libro. Forse tra qualche mese lo riprenderò e mi piacerà, chi può dirlo. Per ora lo abbandono al suo destino polveroso!
ps. Mai stato un problema per me abbandonare libri!
Ho trovato comunque un paio di bei passaggi:
“A confronto del più insignificante essere umano che posi effettivamente il piede sulla faccia della terra e vi proietti la sua ombra”, avrebbe affermato Hardy, “anche la più sagace caratterizzazione in un romanzo non è che un mucchio d’ossa.”
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Era la sensazione che la realtà fosse sottile. Io credo che sia sottile, sapete, sottile come il ghiaccio sul lago dopo il disgelo, e noi riempiamo la nostra vita di rumore e luci e azioni per nascondere a noi stessi quella sottigliezza.