La scrittura, la scrittura, che vai a pensare.
Prenderla seriamente perché mi ritrovo a scrivere tutti i giorni e sentirmi male (nel senso di: in colpa) se non lo faccio. In colpa nei confronti di chi? Boh, forse i miei personaggi.
Nella mia candidatura alla Bottega di narrazione c’era scritto che durante l’anno di corso volevo scrivere il miglior romanzo nelle mie possibilità, o qualcosa del genere. Entro la settimana finirò la prima bozza della prima parte del suddetto romanzo.
La cosa che mi fa paura? E con cui devo venire a patti. Probabilmente il fatto che come in tutto sono molto eclettica e non va bene scrivere fantasy, poi fantascienza, poi contemporaneo noir. Non si saltella così da un genere all’altro, bisogna sceglierne uno, o per lo meno uno principale, quindi ora mi trovo a dover decidere il mio genere e a riflettere sui temi che affronto con la scrittura. Questi prescindono dal genere e dall’ambientazione e sono sempre più o meno gli stessi: identità frammentaria, specchio e doppio, amore impossibile, mondo ostile.
Qual’è il genere migliore per parlare di questa roba qua?