Mitologia greca

[Amor omnia vincit – Caravaggio]

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La mitologia greca è la raccolta e lo studio dei miti appartenenti alla cultura religiosa degli antichi greci e che riguardano, in particolare, i loro dèi ed eroi.

I miti greci furono raccolti in cicli che concernono le differenti aree del mondo ellenico. Unico elemento unificante è la composizione del pantheon greco, costituito da una gerarchia di figure divine che rappresentano anche le forze o aspetti della natura.

La mitologia greca si compone di una vasta raccolta di racconti che spiegano l’origine del mondo ed espongono dettagliatamente la vita e le avventure di un gran numero di dèi e dee, eroi ed eroine e altre creature mitologiche. Questi racconti inizialmente furono composti e diffusi in una forma poetica e compositiva orale, mentre sono invece giunti fino a noi principalmente attraverso i testi scritti dalla tradizione letteraria greca.

Le più antiche fonti letterarie conosciute, i due poemi epici Iliade Odissea, concentrano la loro attenzione sugli eventi che ruotano attorno alla vicenda della guerra di Troia.

Altri due poemi quasi contemporanei alle opere omeriche, la Teogonia Le opere e i giorni scritti da Esiodo, contengono invece racconti che riguardano la genesi del mondo, la cronologia dei sovrani celesti, il succedersi delle età dell’uomo, l’inizio delle sofferenze umane e l’origine delle pratiche sacrificali.

La mitologia greca ha avuto una grandissima influenza sulla cultura, le arti e la letteratura della civiltà occidentale e la sua eredità resta tuttora ben viva nei linguaggi e nelle culture che fanno parte di questa zona del mondo. È stata sempre presente nel sistema educativo, a partire dai primi gradi dell’istruzione, mentre poeti e artisti di tutte le epoche si sono ispirati a essa, mettendo in evidenza la rilevanza e il peso che i temi mitologici classici potevano rivestire in tutte le epoche della storia.

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Le tre età

La poesia epica creò una serie di cicli di leggende, con il risultato di sviluppare una qualche forma di cronologia mitologica: in questo modo le storie narrate dalla mitologia greca finirono praticamente per narrare una fase dell’evoluzione del mondo e dell’uomo. Le molte contraddizioni evidenti tra le varie leggende rendono impossibile ricostruire una linea cronologica completa, ma se ne può almeno abbozzare una approssimativa. Si può dividere la storia del mondo secondo la mitologia in 3 ampi periodi:

1. I miti delle origini ovvero L’età degli dei (Theogonies, “nascite degli dei”). Si tratta di miti riguardanti le origini del mondo, degli dei e della razza umana.

L’epoca in cui gli dei e gli uomini vivevano insieme liberamente. Racconti delle prime interazioni tra dei, semidei e mortali.

2. L’epoca degli eroi ovvero L’età eroica. In questo periodo gli dei erano meno attivi e meno presenti. Le ultime e più importanti tra le leggende di questo periodo sono quelle legate alla guerra di Troia e agli avvenimenti successivi.

Sotto l’influenza delle opere di Omero il culto degli eroi portò ad una revisione di alcune concezioni religiose, che si tradusse nella separazione tra il regno degli dei da quello dei morti (gli eroi), e tra le divinità olimpiche da quelle ctonie.

Ne Le opere e i giorni, Esiodo si serve dello schema delle quattro Età dell’uomo: Età dell’Oro, dell’Argento, del Bronzo e del Ferro. Queste età sono state create dagli dei separatamente; l’età dell’oro si riferisce al regno di Crono, mentre quelle successive sono opera di Zeus. Esiodo pone l’età degli eroi subito dopo quella del bronzo. L’ultima, quella del ferro, è quella in cui viveva il poeta stesso. Egli la considera la peggiore, in quanto nel mondo ha fatto la sua comparsa il male, come viene spiegato dal mito di Pandora.

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1. L’Età degli dèi

Cosmogonia e cosmologia

miti dell’origine, o miti della creazione, rappresentano un tentativo di tradurre l’universo in termini comprensibili all’uomo e di spiegare l’origine del mondo. Il racconto tradizionalmente più diffuso e accettato degli inizi del mondo è quello narrato nella Teogonia di Esiodo. Tutto comincia con il Caos, un enorme e indistinto nulla. Dal vuoto del caos apparve Gea (la Terra) con alcune altre divinità primordiali: Eros (l’Amore), l’Abisso (il Tartaro) e l’Erebo (l’oscurità). Gea, senza la collaborazione di alcuna figura maschile, generò Urano (il cielo), che una volta nato la fecondò. Dalla loro unione per primi nacquero i Titani, sei maschi e sei femmine: Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Teia, Rea, Temi, Mnemosine, Febe,Teti e Crono. Poi nacquero i monocoli Ciclopi (Bronte, Sterope e Arge) e gli Ecatonchiri (Briareo, Gige e Cotto) dalle cento mani.

Crono, “L’astuto più giovane e terribile dei figli di Gea“,  evirò il padre e divenne il sovrano dei titani prendendo come moglie la sorella Rea, mentre gli altri Titani andarono a comporre la sua corte. Da Rea ebbe diversi figli che, per paura che lo spodestassero, mangiò uno ad uno. Ma non il più piccolo, Zeus, che Rea riuscì a nascondere affidandolo alle cure della capra Amaltea e che sostituì con una pietra ravvolta in fasce e in panni. Crono, ignaro della sostituzione, ingoiò quello che credeva l’ultimo dei suoi figli. Una volta adulto Zeus affrontò suo padre e lo costrinse a bere un farmaco che gli fece vomitare tutti i figli che aveva divorato, infine lo sfidò scatenando una guerra per il trono degli dei. Alla fine, con l’aiuto dei Ciclopi (che aveva liberato dal Tartaro), Zeus e i suoi fratelli e sorelle riuscirono ad avere la meglio, mentre Crono e i Titani furono gettati a loro volta nel Tartaro e lì imprigionati.

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Gli dèi olimpici

[I Dodici Olimpi – Monsiau – fine del XVIII secolo]

Dopo la cacciata dei Titani, emerse un nuovo pantheon di esseri immortali composto da Dei e Dee. Tra le principali divinità greche spiccano gli Olimpi (la determinazione del loro numero a dodici sembrerebbe essere un’idea relativamente moderna), che risiedevano sulla cima del Monte Olimpo sotto la guida di Zeus. Oltre agli Olimpi, i Greci venerarono diverse divinità agresti come il dio-capra Pan, le Ninfe, le Naiadi (che abitavano le sorgenti), le Driadi (che dimoravano negli alberi), le Nereidi (abitatrici dei mari), gli dei fluviali, i Satiri e altre. Oltre a queste esistevano le oscure forze del mondo sotterraneo come le Erinni (o Furie), che si credeva perseguitassero chi avesse commesso crimini contro i propri consanguinei.

Nei moltissimi miti e leggende di cui si compone la mitologia greca, le divinità sono descritte come esseri immortali dotati di un corpo idealizzato ma assolutamente reale. Secondo Walter Burkert la caratteristica qualificante dell’antropomorfismo greco è che “Gli dei greci sono persone, non astrazioni, idee o concetti”. Al di là del loro aspetto, gli antichi dei greci erano dotati di fantastiche capacità; tra le più significative c’era l’immunità verso qualsiasi tipo di malattia e il poter essere feriti solo se si fossero verificate alcune circostanze straordinarie. I Greci pensavano che l’immortalità fosse una caratteristica distintiva dei loro dei; era assicurata loro, al pari dell’eterna giovinezza, dal costante consumo di nettare e ambrosia, che rinnovavano il sangue divino che scorreva nelle loro vene.

[Zeus, trasformatosi in un cigno, seduce Leda, la regina di Sparta – Copia del XVI secolo di un originale di Michelangelo andato perduto]

Ogni dio ha la propria genealogia, persegue i propri scopi e interessi, è dotato di specifiche capacità e possiede una personalità unica e chiaramente distinguibile da quelle degli altri; tuttavia queste descrizioni provengono da diverse varianti locali delle leggende, e queste varianti talvolta sono in contrasto tra di loro. Quando questi dei venivano invocati nei componimenti poetici, nelle preghiere o durante i rituali di culto, ci si rivolgeva loro combinando il loro nome con uno o più epiteti, che distinguevano tra le varie forme in cui gli dei stessi si potevano manifestare.

La maggior parte degli dei era associata ad aspetti specifici della vita. Ad esempio, Afrodite era la dea dell’amore e della bellezza, Artemide dea della caccia, della luna e protettrice di animali, Ares della guerra, Ade dei morti e del sottosuolo e Atena della saggezza e delle arti. Alcune divinità, come ApolloDioniso, mostravano personalità complesse e si occupavano di vari aspetti della vita, mentre altre, come Estia Helios, erano poco più che mere personificazioni. I templi greci più suggestivi e solenni furono dedicati per lo più a un ristretto numero di dei, quelli il cui culto era centrale nella religiosità panellenica.

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L’età degli dèi e degli uomini

[Le nozze di Peleo e Teti – Hans Rottenhammer]

Tra l’età in cui gli dei vivevano soli e quella in cui gli interventi divini negli affari umani diventarono limitati, ci fu un’epoca di transizione nella quale dei e uomini agivano fianco a fianco. Ciò accadde durante tempi immediatamente successivi alla creazione del mondo, in cui i due gruppi si unirono con molta più libertà di quanto non abbiano fatto in seguito. I racconti di queste vicende, la maggior parte dei quali fu successivamente riportata nelle Metamorfosi di Ovidio, possono essere suddivisi in due categorie tematiche: i racconti d’amore e i racconti delle punizioni.

I racconti d’amore spesso narrano di incesti, oppure della seduzione o dello stupro di una donna mortale da parte di una divinità maschile, unioni dalle quali discendono gli eroi. L’insegnamento di queste storie generalmente è che le relazioni tra dei e mortali sono qualcosa da cui è meglio tenersi alla larga; anche le relazioni consensuali raramente terminano con un lieto fine. In alcuni casi è una divinità femminile che si accoppia con un mortale, come accade nell’Inno Omerico ad Afrodite, in cui la dea si giace con Anchise per generare Enea. Le nozze di Peleo e Teti, che portarono alla nascita di Achille, costituiscono un altro mito di questo secondo tipo.

[Dioniso raffigurato con dei satiri – decorazione interna di una coppa dipinta dal pittore di Brigo]

I racconti delle punizioni ruotano perlopiù attorno al furto o all’invenzione di alcune importanti scoperte culturali, come quando Prometeo ruba il fuoco agli dei, quando Tantalo sottrae il nettare e l’ambrosia dalla tavola di Zeus e li dà ai suoi sudditi rivelando loro i segreti degli dei, quando Prometeo o Licaone inventano i sacrifici, quando Demetra insegna i segreti dell’agricoltura e i Misteri eleusini a Trittolemo, o quando Marsia inventa il flauto e sfida Apollo a una gara di abilità musicale.

[Achille benda le ferite di Patroclo – Decorazioni su un Kylix dipinto da Sosia]

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2. L’età degli eroi

La poesia epica e genealogica creò dei cicli di leggende che si raggruppavano attorno alla figura di determinati eroi o che sviluppavano la storia di alcuni eventi. In questo modo si spiegavano inoltre le relazioni familiari e le discendenze di eroi che figuravano in leggende diverse, finendo per riordinare le leggende stesse in una successione abbastanza stabile.

In seguito all’incremento dell’abitudine al culto degli eroi, gli dei e gli eroi finirono per fare parte di un unico immaginario sacro, venendo invocati insieme nei giuramenti e nelle preghiere. Contrariamente a quanto accadde durante l’età degli dei, nel corso dell’età eroica il numero degli eroi non rimase fisso e non vi fu mai un loro elenco definitivo: mentre non si parlò più della nascita di nuovi grandi dei, eroi nuovi continuavano a sorgere nel corpus leggendario. Un’altra importante differenza tra i due culti è che l’eroe locale diventa il centro dei culti locali e le popolazioni delle varie zone e città si identificano in esso.

Le grandiose avventure di Eracle secondo molti rappresentano l’inizio dell’età degli eroi.

A quest’epoca può essere senz’altro attribuita anche la creazione dei miti di tre grandi leggendarie imprese militari: la spedizione degli Argonauti, la guerra di Troia e la guerra Tebana.

[Eracle con il piccolo Telefo – Copia romana di un originale greco probabilmente della scuola di Lisippo]

Eracle e i suoi discendenti

È possibile che a ispirare la figura di Eracle e le complesse leggende che lo riguardano sia stato un uomo realmente esistito; forse si trattò di un condottiero militare al servizio del regno di Argo. Tuttavia, secondo la tradizione Eracle era figlio di Zeus e di Alcmena, la nipote di Perseo. Le sue incredibili imprese fornirono una gran mole di spunti per le leggende più note. Fu ritratto come molto devoto e dedito alla costruzione di altari, famoso però per il suo eccezionale appetito; questo è il ruolo in cui appare nei racconti più leggeri e divertenti, mentre la sua terribile fine è stata fonte di ispirazione per i tragediografi. Nelle opere d’arte e in quelle letterarie Eracle fu rappresentato come un uomo estremamente muscoloso e forte, ma non eccessivamente alto; l’arma di cui solitamente si serviva era l’arco, ma usava frequentemente anche una clava.

La figura di Eracle fu accostata alle classi sociali più illustri attribuendogli il ruolo di progenitore della dinastia reale dorica. Questa leggenda probabilmente servì per legittimare a posteriori la migrazione del popolo dorico nel Peloponneso. Illo, l’eroe eponimo della stirpe dorica, fu trasformato nel figlio di Eracle e incluso tra gli Eracleidi (i numerosi discendenti di Eracle, specialmente dalla linea che fa capo ad Illo stesso). I sedicenti Eracleidi nel Peloponneso conquistarono i regni di Micene, Sparta ed Argo rivendicando, secondo quanto sostenuto nelle leggende, il loro diritto a governare derivante dagli illustri progenitori. La loro ascesa al potere è stata spesso denominata come Invasione Dorica.

Altri esponenti di questa prima generazione di eroi, come Perseo, Deucalione, Teseo e Bellerofonte, condividono con Eracle alcuni tratti comuni: tutti compiono le loro imprese da soli e queste imprese, nelle quali sconfiggono mostri come Medusa o la Chimera, possiedono molti elementi fantastici e simili a quelli delle fiabe. Anche l’intervento degli dei che mandano l’eroe verso la morte è un tema ricorrente di questa prima tradizione eroica, come mostrano le leggende di Perseo e Bellerofonte.

Gli Argonauti

L’unico poema epico sopravvissuto dell’epoca Ellenistica sono Le Argonautiche di Apollonio Rodio (poeta, studioso e direttore della Biblioteca di Alessandria) che narrano la leggenda del viaggio di Giasone e degli Argonauti intrapreso per riprendere il Vello d’oro nel mitico paese della Colchide. Nelle Argonautiche, Giasone è spinto all’impresa dal re Pelia, che aveva saputo da una profezia che un uomo con un solo sandalo sarebbe stato la sua nemesi. Giasone arriva a corte dopo aver appunto perso un sandalo nel fiume e da questo antefatto prende il via l’avventura. Quasi tutti gli eroi di questa seconda generazione accompagnano Giasone sulla nave Argo nella sua ricerca del Vello d’oro: tra gli altri ci sono Eracle, i Dioscuri, Atalanta e Meleagro al quale era stato dedicato un ciclo epico che rivaleggiava con Iliade ed Odissea.

Apollonio compose il suo poema nel III secolo a.C., ma la leggenda originaria è in realtà precedente all’Odissea, nelle cui pagine si possono trovare rimandi alle imprese di Giasone, tanto che la storia dei vagabondaggi e delle avventure di Odisseo potrebbe esserne stata ispirata.

La Casa di Atreo e il Ciclo Tebano

[Cadmo mentre semina i denti del drago – Dipinto di Maxfield Parrish – 1908]

Tra quella degli Argonauti e quella che si cimentò nella guerra di Troia, ci fu una generazione di eroi conosciuta principalmente per essersi macchiata di orribili crimini: tra questi spiccano Atreo Tieste. Dietro al mito della casata di Atreo (che insieme con quella di Labdaco è una delle due dinastie eroiche più importanti) si nasconde l’eterno problema del passaggio di mano del potere e delle modalità di accesso al trono. I due fratelli e i loro discendenti rivestono un ruolo fondamentale nel drammatico passaggio di potere nella città di Micene.

Il Ciclo tebano tratta soprattutto delle vicende legate a Cadmo, il fondatore della città, e successivamente della storia di Laio ed Edipo; si tratta di una serie di vicende che portano alla fine al saccheggio della città per mano dei Sette contro Tebe (non è chiaro se le figure di questi sette eroi fossero già presenti nei miti antichi) e degli Epigoni.

La Guerra di Troia e gli eventi successivi

[L’ira di Achille – Giovanni Battista Tiepolo – 1757]

La mitologia greca raggiunge il suo momento più significativo con la guerra di Troia, combattuta tra Greci e Troiani, e le vicende a essa successive. Le linee principali di questo ciclo di leggende furono tratteggiate da Omero, mentre in epoche successive altri poeti e drammaturghi elaborarono e svilupparono le storie di vari singoli personaggi.

Il ciclo della guerra di Troia, una raccolta di poemi epici, inizia con il racconto degli eventi che fecero da prodromi alla guerra stessa: tra questi le leggende di Eris e la mela d’oro, del giudizio di Paride, del rapimento di Elena, e del sacrificio di Ifigenia in Aulide. Per riprendere Elena i greci organizzarono una grande spedizione militare sotto il comando del fratello di Menelao, il re di Micene Agamennone, ma i Troiani rifiutarono di restituire la donna. L’Iliade, ambientata durante il decimo anno di guerra, racconta della lite tra Agamennone e Achille, il migliore dei guerrieri greci, e delle conseguenti morti in battaglia dell’amico di Achille, Patroclo, e di Ettore, figlio di Priamo e comandante in capo dell’esercito troiano. Dopo la morte di Ettore, alle forze troiane si unirono due esotici alleati: la regina delle Amazzoni Pentesilea e il re degli Etiopi Memnone, figlio della dea dell’aurora Eos.

Achille uccise entrambi questi nuovi guerrieri, ma Paride riuscì a sua volta ad abbattere l’eroe greco con una freccia. Prima di poter conquistare la città, i Greci furono costretti a rubare dall’acropoli di Troia la statua lignea di Atena, il Palladium.

[L’introduzione del Cavallo di Troia in città – Giovanni Battista Tiepolo]

Alla fine, con l’aiuto della dea, costruirono il celebre cavallo di legno che i Troiani, nonostante gli avvertimenti della profetessa Cassandra e del sacerdote Laocoonte, portarono entro le mura. Quella stessa notte la flotta greca ritornò in segreto e i guerrieri nascosti nel cavallo fecero irruzione in città, che venne saccheggiata e poi distrutta. Priamo e i suoi figli furono uccisi, mentre le donne di Troia furono incluse nel bottino di guerra e portate in Grecia come schiave.

Gli avventurosi viaggi di ritorno dei capi dei greci sono narrati in due poemi epici: i Ritorni (andato perduto) e l’Odissea di Omero. Il ciclo delle leggende relative alla guerra di Troia include anche le avventure di alcuni dei figli degli eroi, come Telemaco ed Oreste

[Fonte: Mitologia Greca su Wiki]

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