Il romanzo – Appunti dalla “Palestra Holden”

Incontro 1

La Scaletta di un romanzo è come il modellino di una nave.

Tempi di scrittura di un romanzo: 7/8 mesi, un anno con inclusa la trafila editoriale (per un professionista, dico io, perché dovendo mandare il manoscritto alle ce in prima persona è meglio calcolare un paio d’anni :P)

50 punti di scaletta circa per un romanzo di 200 pagine.

Qualità del romanziere:

1. Determinazione

2. Capacità di stare contemporaneamente fuori e dentro la storia

[Linee di Nazca, Ragno]

La fotografia è scattata dall’alto e ritrae un enorme ragno inciso nella terra, in un altopiano del Perù, a un tempo in cui non c’erano elicotteri o sofisticati strumenti tecnologici. Dunque sorge spontanea la domanda: come hanno fatto a inciderlo nel terreno senza avere una visione dall’alto? Come hanno mantenuto le proporzioni? Questo è lo stesso compito che aspetta il romanziere.

La capacità di guardare dall’alto si esercita leggendo romanzi in modo critico.

3. Scegliere

Aver fiducia nella storia che si sta raccontando e seguire quella.

4. Pazienza

Far decantare la storia.

La narrazione rappresenta una porzione del mondo.

A differenza del mondo reale, la narrazione è meno rischiosa, più comprensibile, finita, ordinata e significativa.

***

Testi suggeriti:

La vergogna (Coetzee)

Democrazia: che cosa può fare uno scrittore? (Pascale e Rastello)


Incontro 2

Scaletta della canzone Albergo a ore di Gino Paoli

Il testo:

lo lavoro al bar
d’un albergo a ore
porto su il caffè
a chi fa l’amore.
Vanno su e giù
coppie tutte eguali,
non le vedo più
manco con gli occhiali…
Ma sono rimasto là come un cretino
vedendo quei due arrivare un mattino:
puliti, educati, sembravano finti
sembravano proprio due santi dipinti !
M’ han chiesto una stanza
gli ho fatto vedere
la meno schifosa,
la numero tre !
E ho messo nel letto i lenzuoli più nuovi
poi, come San Pietro,
gli ho dato le chiavi
gli ho dato le chiavi di quel paradiso
e ho chiuso la stanza, sul loro sorriso !
lo lavoro al bar
di un albergo a ore
porto su il caffè a chi fa l’amore.
Vanno su e giù
coppie tutte eguali
non le vedo più
manco con gli occhiali !
Ma sono rimasto là come un cretino
aprendo la porta
in quel grigio mattino,
se n’erano andati,
in silenzio perfetto,
lasciando soltanto i due corpi nel letto .
Lo so, che non c’entro, però non è giusto,
morire a vent’anni e poi, proprio qui !
Me Ii hanno incartati nei bianchi lenzuoli
e l’ultimo viaggio l’ han fatto da soli:
né fiori né gente, soltanto un furgone,
ma là dove stanno, staranno benone !
lo lavoro al bar
d’un albergo ad ore
portò su il caffè
a chi fa l’amore…
lo sarò un cretino
ma chissà perché
non mi va di dare a nessuno
la chiave del tre !

La scaletta:

– Il portiere dell’albergo a ore è cinico e disinteressato ai clienti

– Arriva un coppia diversa

– Il portiere prepara loro la stanza migliore, la 3

– Li trova morti nel letto

– E’ amareggiato dal loro suicidio

– Vede che la polizia li porta via (partecipazione, li sente suoi)

– Il portiere non da più a nessuno le chiavi della stanza 3

Per scrivere la scaletta è necessario individuare la gerarchia degli elementi importanti nel racconto.

Punto di vista: del narratore, del personaggio, del lettore. Nel caso dio un romanzo scritto in prima persona il pdv del narratore e del personaggio coincidono.

Ellissi e inferenze: i fatti che non vengono narrati si chiamano “ellissi” mentre quelli che vengono dedotti si chiamano “inferenze”.

Esistono diversi tipi di ellissi/inferenze:

1. Cose non importanti per la storia (es. tragitto casa/lavoro)

2. Cose ovvie (andare in bagno, mangiare)

3. Cose molto importanti che il lettore deve inferire.

Si sceglie il pubblico decidendo come lavorare sull’inferenza.

La struttura del romanzo non sarà del tipo:

A_________________B

quanto piuttosto del tipo:

A_   _____   __    _   ___B

Tra una linea e l’altra, deve essere il lettore a gettare un ponte elaborando un’inferenza.


Incontro 3

Il pescatore [De Andrè]

All’ombra dell’ultimo sole 
s’era assopito un pescatore 
e aveva un solco lungo il viso 
come una specie di sorriso. 

Scena: vedo un pescatore (anziano), di sera, assopito.

Venne alla spiaggia un assassino 
due occhi grandi da bambino 
due occhi enormi di paura 
eran gli specchi di un’avventura. 

Scena: vedo un giovane, sconvolto. Inferisco che stia scappando.

Nelle prime due strofe quindi vengono introdotti i personaggi: il pescatore e l’assassino.

Si tratta del “set-up“, ovvero del chi/come/quando. Questi tre elementi hanno importanza ai fini del conflitto successivo (la richiesta del cibo) in quanto la minaccia dell’assassino è verosimile in un luogo isolato: una spiaggia di pescatori, di sera.

E chiese al vecchio dammi il pane 
ho poco tempo e troppa fame 
e chiese al vecchio dammi il vino 
ho sete e sono un assassino. 

A questo punto inizia la storia. Il colpo di scena genera il conflitto: il giovane chiede al vecchio pane e vino, dicendo di essere un assassino.

Il colpo di scena genera una serie di possibili biforcazioni della storia. Cominciamo ad avere una storia quando i personaggi si trovano in conflitto, hanno la possibilità di fare una scelta, cambiare.

Il conflitto non è chiuso finché mi pongo delle domande: che cosa fa l’assassino?

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno 
non si guardò neppure intorno 
ma versò il vino, spezzò il pane 
per chi diceva ho sete e ho fame. 

E fu il calore d’un momento 
poi via di nuovo verso il vento 
davanti agli occhi ancora il sole 
dietro alle spalle un pescatore. 

Dietro alle spalle un pescatore 
e la memoria è già dolore 
è già il rimpianto d’un aprile 
giocato all’ombra di un cortile. 

L’assassino continua a fuggire e ricorda la sua infanzia (innocenza vs omicidio).

Vennero in sella due gendarmi 
vennero in sella con le armi 
chiesero al vecchio se lì vicino 
fosse passato un assassino. 

Altro colpo di scena che genera un nuovo conflitto, una nuova scelta.

Ma all’ombra dell’ultimo sole 
s’era assopito il pescatore 
e aveva un solco lungo il viso 
come una specie di sorriso 
e aveva un solco lungo il viso 
come una specie di sorriso.

Quando scrivo una storia devo controllare le inferenze, il set-up e il conflitto. Devo generare nel lettore delle domande.

Storie: macchine che servono alle persone per provare emozioni indirette.

La canzone di De Andrè presenta una Struttura in 3 atti (deriva dalla tragedia greca): inizio, conflitto, scioglimento.

Il protagonista è colui che viene messo di fronte al cambiamento. Devo scegliere un personaggio in grado di generare un conflitto.


Incontro 4

Il personaggio.

Esercizio: descrivere se stessi in 30 parole.

Film: Il sorpasso

Si può parlare di un personaggio descrivendo le cose che Fa e la cose che Ha.

Osservare: stabilire una relazione tra come la vita si presenta e come la vita è.

Devo mostrare cosa c’è dentro tramite la descrizione di cosa c’è fuori.

Creare personaggi unici, intersezioni di molteplici caratteristiche.


Incontro 5

Consiglio: Cercare le affinità tra gli autori che si leggono, per capire che tipo di storie si vuole scrivere.

Vergogna (di Coetzee)

Vergogna è un romanzo che chiede numerose inferenze sul piano emotivo (quando David si rifiuta di difendersi dalle accuse, ad esempio).

David è un uomo solo, vive nella sua testa con proiezioni idealistiche, pensa di non essere scalfibile, ama l’idea della misura. Poi è costretto a uscire dai suoi limiti. E’ un cacciatore di donne alla fine della sua carriera, è invecchiato ma torna a cacciare una ragazza molto giovane, una preda debole. E’ patetico e lo sa.


Incontro 6

Ricapitolando, si è parlato di:

– Scaletta

– Inferenze (lavoro del lettore)

– Struttura (ad esempio in 3 atti, messa in moto da un conflitto)

– Personaggi

Esercizio: descrivere la stanza in cui si trova in 20 parole

Due vecchie finestre dagli infissi color fumo. Fuori l’inizio della primavera. Dentro banchi di legno e lavagna, più un televisore fuori posto.

Esercizio: descrivere una scena di sesso in 20 parole

Sbuffava su di lei come un mantice surriscaldato e dalla fronte gli colava un sudore limpido.

Lo amo, decise la ragazza.

Nelle descrizioni è importante cercare di usare diversi sensi, non solo la vista: usare almeno 3 sensi per ricreare la realtà, per dare l’idea di tridimensionalità.

La trasformazione emotiva del personaggio determina la percezione dell’ambiente.

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